Fashion renting, la nuova moda green che piace ai Gen Z - Le Shopping News Il Magazine per gli Appassionati di Moda e TendenzeLa Generazione Z è la più orientata al noleggio capi d’abbigliamento, trend che aiuta a ridurre gli sprechi

La Generazione Z è quella più attenta a salvaguardare il Pianeta. Infatti, i più giovani sono propensi ad adottare il fashion renting: il noleggio di capi d’abbigliamento per ridurre gli sprechi e contribuire a un futuro più verde e al consumo sostenibile. A confermarlo, è stato uno studio condotto dalla Washington State University e pubblicato sulla rivista Sustainability.
Dalla ricerca è emerso che è il 55% dei giovani della Gen Z ad aver sperimentato il fashion renting, con donne maggiormente coinvolte.

Perché la Generazione Z è interessata al fashion renting

“Il nostro servizio permette a chiunque di indossare capi d’alta moda per un’occasione speciale con prezzi accessibili, il tutto con un sistema di noleggio online e offline molto semplice” ha sostenuto Caterina Maestro, fondatrice e CEO della startup Dressyoucan. Oltre alla qualità e prezzo, il fashion renting è molto attento alle conseguenze ambientali, tra cui l’aumento dell’inquinamento nel corso degli anni.

Secondo l’Enviroment Protection Agency, nel 2018 negli Stati Uniti più di 17 milioni di rifiuti si accumulano nelle discariche. Una crescita notevole paragonata a circa 13 milioni di tonnellate nel 2009 e ai 9,5 milioni di tonnellate nel 2000.

Oltre ai temi ambientali, i giovani inoltre sono più sensibili anche all’etica lavorativa dell’industria: secondo Fast Company, lo stipendio medio di una persona che in Bangladesh si occupa di creare le magliette indossate in Europa e America è di 28 euro all’ora (pari a 28 centesimi di euro), cifra che lo porta a faticare per riuscire a pagare le bollette anche lavorando 60 ore a settimana.Fashion renting, la nuova moda green che piace ai Gen Z - Le Shopping News Il Magazine per gli Appassionati di Moda e Tendenze

Oltre ai temi ambientali, i giovani inoltre sono più sensibili anche all’etica lavorativa dell’industria: secondo Fast Company, lo stipendio medio di una persona che in Bangladesh si occupa di creare le magliette indossate in Europa e America è di 28 euro l’ora (pari a 28 centesimi di euro), cifra che lo porta a faticare per riuscire a pagare le bollette anche lavorando 60 ore a settimana.

 Anche il riciclo di vestiti usati è un successo nella Generazione Z

I Gen Z sono amanti del riciclo di vestiti usati e non a caso al progetto di sensibilizzazione online Looop, guidato dall’attrice Maisie William, aiuta l’interessato a riciclare e crearne di nuovi guadagnando punti in un modo del tutto eco-friendly.

Un altro interessante trend è “peer-to-peer clothes swapping”, ovvero lo scambio di vestiti e accessori tra amici e nella comunità in cui si vive. Tale idea fondata da Aisling Byrne, studentessa del Trinity College di Dublino, sta conseguendo molto successo sia in Irlanda che in Regno Unito. Quindi, è un segnale che la moda sta cambiando e sta diventando sempre più sostenibile.